Giustizia, non vendetta. La vedova Zakia Seddiki e i genitori dell’ambasciatore ucciso in un attentato fanno onore all’Italia con la loro civiltà
La recente condanna all’ergastolo per i sei responsabili della morte di Luca Attanasio è una grande notizia per l’Italia. Oltre alla soddisfazione nel vedere degli assassini pagare il proprio debito con la giustizia, questa volta c’è anche il fatto che il prezzo per il crimine commesso sia il carcere e non la pena di morte.
La procura di Kinshasa aveva infatti chiesto per i sei imputati la pena capitale, tuttora in vigore nel Congo. E’ stata proprio l’Italia ad opporsi, ma soprattutto c’è stata la forte presa di posizione di Zakia Seddiki, vedova del nostro compianto ambasciatore.
Celebriamo la memoria di chi ha dato lustro alla Patria, ma anche chi è ancora in vita
Luca Attanasio, ucciso in un attentato nel 2021 a soli 43 anni, oltre a lei lascia tre figli, ma sopratutto lascia il ricordo dell’umanità che lo aveva spinto non solo ad intraprendere la strada della diplomazia, ma anche a impegnarsi in prima persona nella cooperazione e nel sostegno ai più deboli.
Insieme alla moglie aveva dato vita alla Fondazione Mama Sofia, che insieme ai genitori dell’ambasciatore si è sempre battuta per il rispetto dei diritti umani e che si è ufficialmente schierata contro la pena di morte nei confronti degli imputati: “Luca era un uomo buono, mosso da profonde convinzioni umanitarie e di elevatissimi ideali.
Era assolutamente contrario alla pena di morte“, ha spiegato Zakia Seddiki. “Ne avevamo parlato spesso e intendo testimoniarlo ora, a fronte di questa richiesta di condanna”.
Non vendetta, ma giustizia. “Luca avrebbe voluto proprio così”. E ci vuole una profonda dignità per riuscire a rimanere fedeli ai propri ideali anche quando un atto così barbaro ti strappa gli affetti più cari, condannando te e i tuoi figli a vivere il resto della vita con una mancanza così grave.
Questa vicenda così unica nel suo genere ci lascia almeno due constatazioni. La prima è che Luca continua a vivere nelle azioni concrete della moglie e di chi lavora nella fondazione: spesso lo si dice per mera retorica, ma mai come in questo è vero. La seconda è che dovremmo imparare a celebrare le persone speciali mentre sono ancora in vita, non solo dopo la morte. Il Presidente Sergio Mattarella ha conferito all’ambasciatore Attanasio la Gran Croce d’Onore dell’Ordine della Stella d’Italia, riconoscimento prestigioso e purtroppo in questo caso postumo. Certamente lo merita. E altrettanta ammirazione la merita Zakia Seddiki, magari non sotto forma di medaglie, ma di sostegno alla ONG che perpetua i valori del compianto Luca.